CAMPIONATO: 6^ GIORNATA

26.11.09 ATLETICO 76 - EDIL JOSIC 3 – 9 (Pagaiani C., Brunelli R., Miele S.)

Per dovere di cronaca siamo qui a riprendere in mano gli incartamenti riguardanti l’ennesima disfatta che ha visto protagonisti i seppur meritevoli ragazzi dell’Atletico 76 che ancora una volta sono caduti sotto i colpi della corazzata di etnia slava.

Inizialmente squadre corte e ben disposte in campo ma dopo i primi minuti di gioco ecco che il copione cambia per restare lo stesso tutto il match: Edil Josic sul velluto e Atletico sugli scudi. I ragazzi di mister Silicato provano ad imbastire qualche ripartenza efficace senza però mai essere pungenti a dovere e altro non possono fare che tentare di arginare come possono l’ondata di goal che dall’orizzonte si avvicinano.

Serve descrivere oltre la mattanza che in quella sera buia e tempestosa si è consumata?

Serve davvero a qualcosa infierire su un gruppo di “ragazzacci” divenuti “ragazzetti” di fronte allo straniero che avanza?

Serve davvero esaminare il bene ed il male di un match troppo impari per essere analizzato?

Potremmo dire mille cose ma lo stesso ne ometteremo altrettante perché la carne al fuoco qui è molta e anche gustosissima…..i giornali litigano sui motivi del tracollo atletichino lanciando soluzioni varie.

C’è chi ipotizza che sia la fine di un ciclo e chi si chiede quando mai questo ciclo è iniziato…

C’è chi ipotizza che lo spogliatoio non sia più coeso ma i “trenini” all’interno di esso con Berto Capostazione testimoniano il contrario….

C’è chi ventila l’ipotesi che il possibile cambio della guardia presidenziale abbia destabilizzato l’ambiente ma le importanti scene di giubilo verificatesi al giungere di questa notizia smentiscono categoricamente…

Alla fin fine nessuno riesce a capacitarsi se i vari Manzella Brunelli invece di apportare qualità giocano a “darsea-torsea” in mezzo al campo, se quello che un tempo era un gioiellino ora è solo un zirconaccio da robivecchi, se i nuovi acquisti sembrano essere stati presi con la formula del 2x1 con in regalo il terzo. Proprio così, nessuno riesce a spiegarsi cosa ci sia dietro alla Catastrofe Atletico, forse una Macumba di cui ultimo in ordine di tempo ne è stato vittima anche il nostro giovane portiere, del quale ora vi racconterò la tragica storia.


LA MORTE DEL CIGNO

Era una gelida sera d’inverno quando la tragedia ha avuto il suo atto iniziale. Com’era solito i ragazzi solevano trovarsi in un campetto poco distante dalla città per affrontare i rappresentanti dei vari villaggi limitrofi in un competitivo torneo di palla fiorentina.

Quella sera pareva che nulla fosse diverso dal solito nemmeno per lui, Emilio Papiro, un gentile guascone che amava dilettarsi nel ruolo di portiere e amava altresì incoraggiare con sostenuta animosità i compagni nell’organizzazione del gioco di questa palla fiorentina da lui più amichevolmente definita “Maremma di una Palla Maiala Fiorentina” per gli enormi stenti che suddetto gioco gli procurava.

Di lì a poco successe l’irreparabile. Fu nel mentre che Emilio Papiro corse verso la palla che innocua rotolava in tutta la sua pesantezza di cuoio borchiato che un sordido grido scosse la tranquillità del villaggio Marolese, sede della partita. “Aiiiiiaaaaiiiiaaaaiiiiiaaaiiii” riecheggiò e subito il radunarsi dei compagni attorno a lui che si chiedevano quale cosa fosse mai capitata al solerte guascone.

“E che tu hai Emilio? Sii forse adirato per alcuno motivo a noi misterioso per urlare in codesto modo funesto?” gli si chiese.

“E gridai in questo modo funesto perché sentii un forte dolore alla gamba improvviso….Chi di voi ha osato colpirmi a tradimento mentre io non scorgevo? Chi di voi ha puntato il suo arco e la sua freccia contro la mia povera gamba?” .

Nessuno osava rispondere a simili accuse e nel contempo nessuno si prodigava nell’aiutare il povero guascone per paura di reazioni improvvise. Fino a che arrivò a cavallo il Supremo Giudice della Palla Fiorentina, Conte Mariano Nella Pertica, che con decisa voce affermò:

“Nessuno è complice di questa sciagura, nessuno può venire additato per un reato che non è stato commesso…..questo è il verdetto Papiro; la sorte è l’unica colpevole del tuo infausto destino. Lasci lo spazio a chi ha voglia di giocare e se ne vada a soffrire dove le mie orecchie non possono udire e dove i miei occhi non possono vedere tanta vergogna di un uomo non capace di soffrire in silenzio. Da oggi in poi il posto dello guascone Papiro verrà preso dal Paggio Bertone Codone” sentenziò.

Fu a quel punto che si sollevò un’unanime coro di disapprovazione, un “No Bertone no…..Nooooo Codone noooooo”.

Emilio Papiro sconfortato da cotanta disperazione decise allora di togliersi la vita andando a morire nel fondo del laghetto antistante e lasciando un’unica frase a ricordarlo: “La mia vita a voi ho dedicato, e per voler essere ricordato, vi esorto affinché il Presidente al più presto mi sia mandato”.

EMILIO PAPIRO: voto 7………………DEPAUPERATO

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