BIONDO
Nessuno dimentica il momento in cui questo giocatore si è presentato alla corte dell’atletico strabiliando tutti. Aveva tutte le carte in regola per fare bene: fisico, impostazione tecnico-tattica, giocate imprevedibili, giovane età e molto altro ancora. Invece si è perso nel cammino che lo stava portando al successo, forse per il troppo stress che diventare il n° 1 al mondo comporta, o forse perché in realtà la sua dimensione reale esula dall’essere considerato simbolo di un mondo che probabilmente non più gli appartiene per questa sorta di omologazione che la natura umana con tanta insistenza propone lasciando spazio ad una società dell’Apparire più che dell’Essere. Lui, effettivamente coerente con ciò che ha sempre sostenuto, ha preso la sua anima e l’ha consegnata al Presidente dicendogli “Questa è la mia essenza, è pura e vorrei rimanesse tale….fanne buon uso” dimostrando con fermezza la sua contrarietà alla mercificazione della sua immagine a scopo di lucro.
Un applauso per lui e per la sua spiccata moralità è d’obbligo ma forse il ragazzo non si rende conto che ne dalla sua immagine ne dalle sue prestazioni in campo, la società avrebbe potuto guadagnarci nemmeno un soldo bucato.
E’ per questo forse che l’atleta, sventolando scuse su scuse che si dimostrarono ben presto solamente delle fandonie, ha cominciato sempre più a latitare fino a darsi alla macchia.
Di lui ora solo pochi sbiaditi ricordi e un dubbio ricorrente: Trivela o Bidone d’oro?
Si rivede per noi SCALCO ENRICO
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